• 2023/01/27

Il ricordo delle vittime dell‘Olocausto e il suo significato nella società di oggi

Il ricordo delle vittime dell‘Olocausto e il suo significato nella società di oggi

L’Olocausto è uno dei capitoli più bui della storia umana, che continua ancora oggi a perseguitarci, nonostante siano passati decenni. La memoria di questa tragedia non è limitata a una sola nazione o regione. Ha superato i confini geografici e ha lasciato un segno profondo nelle società di tutto il mondo. Le Nazioni Unite, nel 2005, dichiararono il 27 gennaio come giornata internazionale della memoria dell’Olocausto. Tale giornata denota la liberazione dei sopravvissuti dal campo di concentramenti di Auschwitz-Birkenau.

Il significato di questa giornata commemorativa continua a crescere nel mondo di oggi, quando società di diverse etnie, leader di vari paesi, organizzazioni nazionali e internazionali si riuniscono per onorare le vittime dell’Olocausto. Questo giorno non è solo di riflessione sul passato. Al contrario, serve come monito per guidarci nelle nostre decisioni odierne riecheggiando un potente slogan “Mai più” (in inglese: “Never again”).[i]

Il tema dell’Olocausto non è solo la parte della storia. Alla luce dei recenti eventi tragici, come la pulizia etnica della minoranza di Rohingya in Myanmar o degli Uiguri nella Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang, è difficile rimanere indifferenti alla rilevanza dell’Olocausto nel nostro presente. Questo tragico passato ci ricorda l’importanza della tolleranza e dell’accettazione della diversità. Mentre alcuni sostengono che le vecchie divisioni ideologiche in politica stiano lentamente scomparendo, è emersa una nuova divisione tra coloro che si impegnano per un mondo più umano basato su valori universali condivisi e coloro che sono sulla strada della disumanizzazione. Questa realtà ci spinge a guardare più da vicino le nostre azioni e a porci la domanda: quanto sia rilevante l’Olocausto nella società globale di oggi?

Negli ultimi decenni la commemorazione dell’Olocausto ha avuto una crescita notevole. Ciò è legato alla brutalità di questo evento storico e alla necessità di una bussola morale in tempi di tale incertezza, nonché alla mancanza di narrazione ideologiche nella società[ii]. Di conseguenza, l’Olocausto è legato a una convenzione morale che oggi trascende i confini nazionali e unisce l’Europa e il resto del mondo.[iii] Tuttavia, il significato centrale dell’Olocausto è diverso in ogni paese.

In Lituania, ad esempio, l’Olocausto e la sua commemorazione hanno un significato particolare, perché gran parte della popolazione ebraica del paese è stata uccisa durante la Seconda guerra mondiale. Il numero totale di morti durante l’occupazione nazista e la guerra tedesco-URSS fu tra i 195.000 e i 200.000 e solo una piccola parte degli ebrei lituani (Litvaks) sopravvisse alla guerra. Fu la prima volta che in Lituania vennero uccise così tante persone in un periodo così breve[iv]. Conseguentemente per molti lituani, il ricordo dell’Olocausto è una lezione significativa di tolleranza e diversità, oltre che un severo monito sui pericoli dell’estremismo e del genocidio. Ci ricorda anche l’importanza di assumerci la responsabilità delle azioni passate e di lavorare per una società più inclusiva e coesa.

Il significato dell’Olocausto oggi è che ci ricorda dei pericoli della disumanizzazione. Durante l’Olocausto i nazisti hanno commesso omicidi e violenze di massa contro gli ebrei e altri gruppi emarginati perché li hanno prima disumanizzati. La disumanizzazione è la distruzione della dignità umana, dei diritti e dell’umanità[v]. Questo processo si manifesta con atti di genocidio e di odio nel corso della storia. Ad esempio, le leggi di Norimberga e Berlino durante l’Olocausto, dove sono stati compiuti atti di discriminazione legalizzati, e i casi del Ruanda e della Cambogia, dove la retorica dell’odio ha portato alla violenza contro una comunità e alla perdita dell’autonomia e delle tradizioni culturali.[vi] Inoltre, durante la guerra in Ucraina, le forze russe hanno commesso numerosi crimini di guerra attraverso attacchi deliberati contro i civili, l’uccisione di innocenti, la tortura e la violenza sessuale contro donne e bambini dimostrando un totale disprezzo per la vita umana. Il 23 gennaio, mentre il Consiglio d’Europa si preparava a commemorare la Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto, il presidente della delegazione lituana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, E. Zingeris, a nome delle vittime dell’Olocausto, ha chiesto di porre fine al lessico artificioso antinazista degli invasori russi, che è utilizzato per giustificare la guerra della Russia contro l’Ucraina.[vii] È un messaggio importante perché richiama l’attenzione sui pericoli dell’uso del linguaggio per giustificare la violenza contro i gruppi emarginati. Questi sono solo alcuni esempi per ricordarci che la disumanizzazione è filo conduttore delle azioni di genocidio e di violenza.

Quindi è necessario riconoscere che l’Olocausto non riguarda solo la storia del popolo ebraico durante la Seconda guerra mondiale. Riflette anche l’impatto della disumanizzazione sulla comunità. È un promemoria che ricorda che dobbiamo sempre essere vigili quando abbiamo a che fare con il pregiudizio o l’odio in modo che il passato doloroso non diventa il futuro di qualcun’altro. Ciò significa riconoscere e affrontare i discorsi di odio, la discriminazione e la violenza contro i gruppi emarginati ed esclusi nelle nostre società, ed essere solidali con coloro che affrontano tali trattamenti in tutto il mondo. L’attuale periodo di “universalizzazione dell’Olocausto”[viii] e “cultura globale della memoria dell’Olocausto”[ix] non riguarda solo la comprensione dell’esperienza dell’Olocausto. In questo contesto, è particolarmente importante trovare strategie per preservare la cultura della memoria dell’Olocausto, al fine di prevenire futuri genocidi, negazione dell’Olocausto, razzismo e tutte le violenze dei diritti umani.

 

Preparato da Akvilė Beleškaitė nell’ambito di un programma di tirocinio dell’EFHR.

Traduzione a cura di Nerija Limontaitė nell‘ambito di un programma di tirocinio dell‘EFHR

Fonti:

[i] lo slogan “mai più” si riferisce all’Olocausto e al genocidio in generale. Il termine potrebbe derivare dalla poesia di Yitzhak Lamdan del 1927, “Mai più Masada cadrà!” (eng: Never again shall Masada fall). Nel contesto del genocidio, i detenuti del campo di concentramento di Buchenwald, che furono liberati, adottarono il termine per esprimere sentimenti antifascisti.

[ii] Levy, Daniel and Sznaider, Natan, ‘Memory Unbound: The Holocaust and the Formation of Cosmopolitan Memory”, European Journal of Social Theory 5:1 (2002), 93.

[iii] Levy and Sznaider, “Memory Unbound: The Holocaust and the Formation of Cosmopolitan Memory,” 96.

[iv] https://www.vle.lt/straipsnis/holokaustas/

[v] https://hmh.org/education/why-holocaust-still-matters-today/

[vi] The Economist. “Remembering the Holocaust, Bearing Witnesses Evermore,” August 27, 2013. https://www-economist-com.proxy.library.uu.nl/international/2013/08/27/bearing-witnessever-more.

[vii] https://www.lrs.lt/sip/portal.show?p_r=35720&p_t=283615

[viii] Gross, Zehavit. “The Process of the Universalization of Holocaust Education: Problems and Challenges.” Contemporary Jewry 38, no. 1 (2018): 5–20. https://doi.org/10.1007/s12397-017-9237-2.

[ix] Fracapane, Karel, Matthias Hass, Unesco, and Stiftung Topographie des Terrors. Holocaust Education in a Global Context. Paris: United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, 2014.

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